“Sono palestinese e vivo in Germania da qualche tempo, vengo da un campo di rifugiati nel Libano. Vorrei frequentare l’università qui ma non so se potrò rimanere. Sono molto preoccupata per il mio futuro, vorrei poter essere serena come gli altri intorno a me”.

Queste le parole di una ragazzina rifugiata in un incontro con Angela Merkel.

“Sei una ragazza molto simpatica, ma la politica a volte è molto dura: ci sono altre migliaia di persone nei campi di rifugiati, se decidiamo di accogliere tutti, non saremo in grado di sostenere questa situazione. Posso prometterti che delibereremo presto su questo tema, ma sicuramente alcuni rifugiati dovranno tornare indietro” risponde la Merkel.

Non ha ancora finito il discorso quando l’adolescente Reem Sahwil scoppia in lacrime. A questo punto la cancelliera, credendo che il pianto sia causato dall’emozione, cerca di recuperare la gaffe: “Ma sei stata bravissima!”.

Interviene il conduttore :”Più probabilmente la causa è la sua situazione incerta…”.

“Lo so che è una situazione difficile, risponde la Merkel, proprio per questo voglio farle una carezza ed assicurarle che è stata bravissima a rappresentare la situazione sua e di tanti altri.”

L’episodio appena esposto ci invita a riflettere e a porci un semplice quesito: la violenza sui minori è solo fisica o anche verbale?

Qualcuno ha scritto:

 la violenza delle parole non è facilmente riconoscibile come quella fisica, spesso subdola, assume forme, espressioni e intensità differenti, lascia segni meno visibili sul corpo per questo la sua portata distruttiva è spesso sottovalutata.

È vero che la cancelliera non ha ucciso nessuno, ma affermare una verità così spiazzante può essere molto più crudele e violento di uno schiaffo in pieno viso.

Si dice che la lingua taglia più di un’arma, che le parole feriscono l’anima, la violentano nel suo intimo, e che a volte è meglio una bugia che la cruda verità. Le parole di Angela Merkel suonano come una ferita verbale ed aggiungono dolore a quello di ogni giorno nella vita reale di quell’adolescente.

Bastava mettere in moto il cervello e avere un briciolo di buonsenso, prima di sparare a zero senza pensare! E troppo facile e comodo poi chiedere scusa.

Concludo citando un libro:

Esercitiamo ogni giorno un grande potere attraverso le parole che diciamo. La lingua è un piccolo organo che può diventare causa di grandi tragedie, quando le parole vengono sparate dalla bocca, come fossero pallottole, si scatena una guerra verbale dalla quale è quasi impossibile restare indenni.