“Odio gli indifferenti” così diceva Gramsci, attaccando il più grande nemico di una società: l’indifferenza. Purtroppo, oggi è proprio quest’indifferenza che caratterizza la maggior parte della popolazione giovanile. Ma non si deve assolutamente pensare ai ragazzi considerandoli persone senza valori e senza risorse, perché non è questo il motivo del loro atteggiamento di rifiuto nei confronti della politica. Il loro disinteresse, deriva dal fatto che si sono rassegnati ad istituzioni che mettono in scena spettacoli deplorevoli quotidianamente di cui i protagonisti sono politici (ovvero coloro che dovrebbero rappresentare lo Stato) coinvolti in scandali, truffe, reati e crimini mafiosi. È comprensibile (e confortante) che un giovane possieda degli ideali in cui credere e si rifiuti di riconoscersi in questi rappresentanti politici.  È però il modo attraverso il quale i ragazzi reagiscono che fa la differenza: ormai sono assuefatti, abituati da troppo tempo a vedere calpestati i loro diritti, rassegnati ad essere privati della loro libertà. Perché essere liberi vuol dire avere il diritto all’istruzione con cui si costruiranno le fondamenta dei propri pensieri e delle proprie opininoni, vuol dire avere il diritto ad essere informati correttamente, ad esprimere i propri ideali e ad essere ascoltati. Essere liberi, vuol dire rifiutare la negatività che ci viene imposta e tentare di cambiarla. Se rimaniamo nel buio dell’indifferenza perché tanto: “tutto và male e tutto fa schifo”, non facciamo altro che assecondare lo sporco gioco che ci sottomette a chi detiene il potere. Se rifiutiamo di interessarci al problema, diventeremo dei facili bersagli per l’oppressore e subiremo comunque le conseguenze di un cattivo governo.

Dobbiamo strapparci dalla fronte queste etichette di passivi. Siamo noi che facciamo parte dello stato, siamo noi che dobbiamo prendere in mano il nostro futuro, siamo noi che dobbiamo essere i protagonisti attivi e coscienti del cambiamento e del progresso. Se vogliamo veramente definirci “liberi”, dobbiamo svegliarci da questo torpore che ci da la convinzione di vivere in cima ad un albero -isolati dal resto del mondo- e diventare i fattori determinanti della società.

Essere “apolitici” è sbagliato se vogliamo vivere in una collettività. Bisogna trovare degli ideali in cui riconoscersi e poi partecipare attivamente per difenderli. Purtroppo non è considerato “normale”, per un ragazzo molto giovane, essere impegnato politicamente, ma esistono movimenti e sezioni giovanili dei partiti dove studenti e ragazzi hanno la possibilità di incontrarsi e di formare un gruppo libero e attivo. Questi centri di aggregazione danno luogo, inoltre, ad importantissimi scambi culturali e rappresentano, per il ragazzo, una notevole crescita morale ed intellettuale. Libertà e consapevolezza: sono questi i valori che dobbiamo conquistarci uscendo dall’indifferenza e partecipando.

Il futuro non è scritto e il presente si può cambiare: cosa stiamo aspettando?

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