L’importanza dello sport la conosciamo tutti, ma non certo per merito delle nostre istituzioni scolastiche. In Italia, infatti, ci si avvicina allo sport o quando si è piccoli, per via delle classiche scuole di calcio, basket o pallavolo, oppure quando si è concluso il proprio percorso di studi, in una sorta di momento di nostalgia dell’attività fisica, e di voglia di riprendere gli allenamenti. Non è un caso, infatti, che in Italia gli sport a livello dilettantistico siano pieni di ragazzi over 30, oppure di giovanissimi 18enni. Questa forbice anagrafica fa sorgere più di una domanda.

Ed in effetti, tale differenza viene spiegata dalle mancanze del sistema scolastico italiano, che non considera lo sport come un veicolo sociale ed un momento fondamentale per la crescita dell’individuo. Questa paura è un retaggio del ventennio fascista, quando le scuole erano autentiche fucine di atleti, e l’istruzione migliore veniva garantita soprattutto agli uomini e alle donne capaci di portare all’Italia prestigiose medaglie alle Olimpiadi. Un sistema ideologicamente sbagliato e decisamente troppo disparitario, ma che aveva una sua ragione di fondo: crescere sportivamente e al tempo stesso curare la propria cultura. Il detto ‘mens sana in corpore sano’ riassume il concetto meglio di qualsiasi frase, slogan o ideologia.

D’altronde questo è un concetto che nel resto del mondo conoscono meglio di noi. Negli USA, ad esempio, il lungo percorso scolastico che affrontano i ragazzi, fra scuole primarie, secondarie, college ed eventuali master, non abbandona mai la strada dello sport: le attività sportive sono sempre accanto alle altre materie scolastiche, ed un brutto voto in atletica può arrivare a pesare quanto un voto negativo in storia o matematica. Anzi, forse lì la questione vede problemi opposti ai nostri: fin troppo sport, e studi che non sempre sono all’altezza della grandezza di quella nazione. Anche in Giappone non hanno sicuramente problemi nel binomio fra sport e scuola: i ragazzi si allenano sin da giovanissimi, chi negli sport, chi nelle arti marziali. Trattandosi però di una questione anche filosofica, oltre che meramente sportiva, gli allenamenti sono spesso stressanti: impossibile trapiantare quel sistema in Italia, per via di una cultura troppo diversa. Lo stesso dicasi per il sistema scolastico-sportivo americano. Che fare, allora?

L’Italia dovrebbe semplicemente riprogrammare i suoi sistemi istruttivi, re-introducendo l’importanza dello sport di pari passo con lo studio, senza esagerare né da un senso né dall’altro. Innanzitutto, si dovrebbe impedire ai giovani campioni sportivi di abbandonare la scuola per dedicarsi solo allo sport, e allo stesso tempo sensibilizzare le scuole sull’importanza di corsi sportivi che vadano al di là dell’ora di educazione fisica nei licei, e dei piccoli tornei a livello universitario.