Ben trovati amici, quest’oggi ho scelto per voi un racconto che mi ha veramente conquistata.
Ebbene sì, nonostante sia destinato ai ragazzi, infatti, questo romanzo ha la capacità di catturare anche le menti più difficili… o almeno così è stato per me.
Partendo dalla trama, originale, vivace e soprattutto insolita, se consideriamo il pubblico a cui è rivolto: Allie e Nick sono due quattordicenni che non si conoscono, ma si ritrovano a vivere insieme un’avventura straordinaria in seguito ad un incidente in cui entrambi perdono la vita. Approdano così in una specie di limbo chiamato Everlost, incastrati tra la vita e la morte. È un luogo pericoloso e sconosciuto, in cui ci sono solo ragazzi cristallizzati nel momento in cui sono morti. Gli ultraluce (così vengono chiamati gli abitanti di Everlost) inizialmente spaventati, pian piano iniziano ad abituarsi a quel luogo straordinario, finendo con il perdere i propri ricordi e la coscienza di sé, semplicemente rassegnandosi a quella nuova eterna esistenza. Tutti tranne Allie e Nick.
Seguendo con gli argomenti assai delicati che vengono trattati: la morte in primis. Questa viene trattata in maniera molto naturale (l’incidente d’auto è descritto nelle sue fasi, anche se in maniera poco cruenta), come fosse un argomento di discussione quotidiana; ma in un romanzo per ragazzi difficilmente viene affrontato, ed io credo invece sia importante iniziare sin da giovani a fare i conti con la realtà meno rosea. Oppure la moderna rivisitazione dell’inferno (ultraluce che sprofondano al centro della terra) e del purgatorio (anime bloccate in un determinato stato per l’eternità, né qui né lì) danteschi, trasformati in un mondo vero e proprio.
Fino ad arrivare al capovolgimento delle “normali” leggi fisiche: parlando di ultraluce, ovvero fantasmi, l’autore riesce a rendere divertenti anche situazioni che altrimenti risulterebbero angoscianti, perché può giocarci su. Tra tutte mi viene in mente il “pendolamento”, per cui i prigionieri venivano appesi a delle funi, legate alle caviglie quindi a testa in giù, e poi venivano fatti oscillare (o pendolare), gli uni addosso agli altri, così, solo per il divertimento di chi guardava. Immaginatevi la scena: una stanza oscura con un centinaio di bambini appesi a testa in giù… davvero agghiacciante… eppure io sono scoppiata a ridere. Non ho un perverso gusto per il macabro, lo giuro! Era semplicemente troppo divertente!
Insomma, c’è poco altro da dire, un libro che vale davvero la pena di leggere.

Autore: Neal Shusterman; Editore: Piemme Freeway; Anno: 2009; Pagine: 330; Prezzo: 17€; Età consigliata: 13+

Silvia Sacchetti