Sempre più spesso la cronaca ha come protagonisti i bambini, bambini vittime di violenza, razzismo, discriminazione, abusi di varia origine e natura. Diverse sono le organizzazioni che, ogni giorno, operano in difesa dei diritti dell’infanzia, tra queste un ruolo di primo piano spetta, indubbiamente, all’UNICEF ossia il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia.  Proprio per questo, noi della TeenPress, abbiamo deciso di intervistare uno dei referenti di questa importante organizzazione umanitaria, ossia Andrea Iacomini, porta voce di Unicef Italia dall’aprile del 2012. Con estrema disponibilità il dott. Iacomini ci ha accolto nella sede del Comitato Nazionale di Via Palestro a Roma per raccontarci di cosa si occupa l’Unicef, quale ruolo egli svolge al suo interno e quali i principali progetti attualmente messi in campo. Di tempo ne è passato da quel lontano 1946, anno in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite diede vita all’Unicef  (United Nations International Children’s Emergency Fund), un’organizzazione avente il compito di adoperarsi al fine di ripristinare condizioni di vita dignitose per tutti i bambini dei paesi coinvolti nel conflitto armato, sia quelli dei paesi vinti sia quelli dei paesi vincitori. Nell’arco di alcuni anni tale obiettivo sembrava raggiunto almeno in Europa, ma non in molti altri paesi ancora in via di sviluppo. Fu così che l’8 ottobre del 1953 l’ONU votò all’unanimità la decisione di rendere l’Unicef un’organizzazione permanente delle Nazioni Unite. Di li a poco nacquero numerosi Comitati nazionali che oggi operano costantemente in ben 156 paesi del mondo, attraverso programmi ad hoc per l’infanzia che vanno dall’intervento in situazioni di emergenza come la guerra, alla messa a punto di programmi più ampi per combattere la povertà e, più in generale, lo sfruttamento dei minori in molte parti del mondo. A guidare la filosofia di azione dell’Unicef è, come sempre, la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia approvata nel 1989 e rivolta a tutti coloro che hanno un’età compresa tra i 0 e i 18 anni non compiuti, che rappresenta oggi il trattato sui diritti umani maggiormente ratificato al mondo, poichè ad essa hanno aderito ben 191 paesi, tra cui l’Italia la cui ratifica risale al 1991. Tale Convenzione si distingue poichè in essa non si guarda al bambino unicamente come oggetto da tutelare, quindi nutrire, curare, istruire, ossia non si pone l’accento solo sui suoi bisogni primari. In essa, per la prima volta, si è posta l’attenzione al minore come soggetto portatore di diritti sociali, civili e culturali che vanno concretamente perseguiti se si ha davvero a cuore il suo benessere e la sua felicità.  Tale Convenzione, che consta di ben 54 articoli, è stata ampliata nel 2000 da due importanti protocolli relativi al tema degli abusi sessuali sui minori, e dei bambini soldato. In entrambi i casi i due protocolli oltre a prevedere un sostanziale inasprimento delle pene, fanno si che nel primo caso vengano considerati reati tutte le possibili e più variegate forme di abuso sessuale, comprese quelle relative all’utilizzo di internet, a tal riguardo ricordiamo che nel 2010 in Europa è entrata in vigore la Convenzione di Lanzarote per la protezione dei minori dai reati di abuso e di sfruttamento sessuale, cui l’Italia ha aderito nel 2012.  Nel secondo caso, invece, viene sostanzialmente innalzata l’età in base alla quale vige l’assoluto divieto di arruolare i bambini come soldati, ossia si passa dai 15 ai 18 anni, nessun minorenne dunque deve essere coinvolto nei conflitti armati. Anche nel nostro paese la questione dell’infanzia versa in condizioni delicate, ed è proprio per questo che il dott. Iacomini ci spiega quanto l’Unicef stia facendo per contrastare la povertà in Italia, sottolinendo alle istituzioni la necessità di un Welfare per l’infanzia, e quanto sia costante l’impegno per favorire una maggiore integrazione di tutti i bambini, italiani e stranieri, attraverso la campagna “IO COME TU”, una campagna di sensibilizzazione contro la discriminazione razziale e a favore del diritto di cittadinanza per tutti i bambini nati in Italia. Dunque, se da un lato l’Unicef si dice soddisfatto per la recente approvazione, in Italia, della legge sull’equiparazione tra figli naturali e figli legittimi, c’è sicuramente ancora molto da fare. Dal punto di vista economico l’Unicef finanzia i propri progetti in parte attraverso i fondi che riceve ogni anno dai governi, e in parte attraverso campagne di raccolta fondi, come la vendita dell’orchidea ad ottobre o quella della pigotta a dicembre, o attraverso la vendita dei tanti prodotti presenti nei vari punti vendita sparsi in tutta Italia:  biglietti di auguri, bomboniere, penne, quaderni ecc.. O, ancora, è possibile effettuare una donazione diretta tramite Iban. Tuttavia non è questo il solo modo di aiutare l’Unicef e, a tal riguardo, concordiamo pienamente col dott. Iacomini quando afferma che aiutare l’Unicef significa, in primo luogo, togliersi dagli occhi quel velo di indifferenza, a volte consapevole,  rispetto a dei drammi incredibili che colpiscono il mondo, e dunque impegnarsi per ridare diritti a chi non ne ha, raggiungere gli ultimi, gli invisibili. In tal senso credo possa rivelarsi utile, ogni tanto, ricordare che tutti, almeno una volta, siamo stati bambini e che in fondo “non c’è responsabilità più sacra di quella che il mondo ha verso i bambini“, non dimentichiamolo, grazie Unicef e buon lavoro!

Monica Andreetti