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Martedi’ 19 novembre 2013 alle ore 10.00 presso la sede di roma cesv – spes centri di sevizio per il volontariato del lazio a via liberiana, 17 – 00185 roma si è svolto il convegno di conclusione del progetto :il gioco non vale la candela
conoscere e prevenire la dipendenza del gioco d’azzardo
che attraverso un pamphlet curato dallo scrittore ennio peres e da un video realizzato dai giovani della 3a e 3d dell’istituto comprensivo “Giorgio Perlasca” di Roma, ha messo in evidenza le grandi problematiche  scaturite dal gioco d’azzardo. Il convegno è stato moderato da Sandra Cecchi – giornalista rai – tg2 autrice del servizio “condannati a perdere”, andato in onda il 13 gennaio 2013 in tg 2 dossier (un approfondimento dedicato proprio al gioco d’azzardo)Sono intervenuti al convegno : Renzo Razzano presidente della SPES, Ennio Peres, Sabina Polidori,  l avv. Enrico Saracini

il messaggio comune è  “Prevenire è meglio che curare” il proverbio che bene si affianca all espressione “il gioco non vale la candela”: Conoscere, sapere, informare sui rischi che si corrono praticando il gioco d’azzardo è il primo passo per cautelare l’intera società. Gratta e vinci, estrazioni del Lotto e del Superenalotto, AVP, Gioco Online, VLT  non rispecchiano il concetto intrinseco di gioco di gioco: “Si considera gioco, qualsiasi attività, liberamente scelta, a cui si dedichino, singolarmente o in gruppo, bambini e adulti senza altri fini immediati che la ricreazione e lo svago, sviluppando ed esercitando, nello stesso tempo, capacità fisiche, manuali e intellettive”. Nulla a che vedere con il “gioco d’azzardo” che in Italia non conosce crisi: oltre 15 milioni, di cui 3 milioni sono a rischio di sviluppare dipendenza) soprattutto tra la popolazione di ceto medio-basso e tra i giovani, che rischiano di sviluppare una forte dipendenza dal gioco e di entrare nel tunnel dell’indebitamento, , nelle peggiori ipotesi anche con le banche, il mondo della criminalità e l’usura.Occorre prevenire e spiegare, soprattutto ai giovani, i rischi che si corrono a praticare queste attività “sempre in perdita”. Informare per mettere in guardia i ragazzi, gli adulti e la società sui pericoli che ne derivano è il primo traguardo.