L’Equiseto, chi è (era) costui? Molti lo incontrano tutti i giorni, ma non sanno di imbattersi in una pianta dalle mille virtù. L’equiseto ha un aspetto insolito, anzi sarebbe meglio dire che presenta due aspetti…una sorta di Giano Bifronte dei campi, ma ciò non vuol dire che l’intenzione è quella di trarre in inganno. Per spiegare il dualismo dell’Equiseto bisogna fare qualche passo indietro nel tempo… in verità più di uno e arrivare fino al Carbonifero, circa 350 milioni di anni fa, quando cominciarono ad affermarsi le piante arboree sulla terraferma, tra cui le nostre equisetali, piante che, però, ancora affidavano alle spore la diffusione della loro progenie e che, come una coppia modello, dividevano i compiti tra fusti fertili e fusti sterili, senza ausilio di fiori o semi. Il nostro equiseto, in particolare l’Equisetum arvense, noto anche come “coda cavallina” somiglia per l’appunto alla coda di un cavallo, non a caso il nome del genere deriva dal latino e significa “crine”; il fusto sterile infatti ha fitte ramificazioni con foglie di dimensioni molto, molto ridotte che formano una guaina intorno al caule (era per non ripetere fusto e cominciare ad usare qualche termine strettamente botanico), mentre quelle che somigliano a delle foglie aghiformi sono, in realtà, verticilli di rametti; il fusto fertile invece è davvero brutto, si tratta di una spiga allungata alla cui estremità si concentra il reparto neonatale delle spore. Entrambi i tipi di rami si dipartono da un rizoma sotterraneo, ma in periodi diversi, il fertile cresce in primavera, mentre l’altro è estivo. L’equiseto è, dalle nostre parti, una specie erbacea, ma ci sono specie tropicali che raggiungono i 10 metri di altezza.

Che sia brutto è abbastanza chiaro, ma come mai buono? L’uomo da subito ha cominciato a usarli in cucina, in medicina e in agricoltura. La cucina è solo per veri intenditori, poiché essendo ricco di silice (componente diffuso nelle rocce), le piantine risultano alquanto coriacee, non a caso uno dei primi usi fu, una volta secchi, come paglietta per pulire i tegami… ma attenti, sulle moderne padelle in teflon lascerebbe danni irreversibili.

In passato era un alimento prezioso, oggi potremmo proporlo così:

raccogliete i fusti fertili in primavera, preferendo i più succosi, privateli delle guaine e della porzione apicale, lessateli e lasciateli scolare per almeno un’ora. Nel frattempo preparate una pastella come per i fiori di zucca e, scolati ed asciugati, friggeteli.

Vale la pena di provare, soprattutto visto il loro offrirsi gratuito in tutte le campagne d’Italia.

L’equiseto è una delle piante più usate nella medicina popolare, già i Sumeri, almeno 5000 anni fa, utilizzavano probabilmente la pianta per curare edemi e ferite da guerra. Al giorno d’oggi è noto soprattutto come potente diuretico e mineralizzante; insieme a pilosella e betulla, altre due piante interessanti, permette l’eliminazione dei liquidi corporei in eccesso. Ricco di calcio e silicio è ottimo per combattere l’osteoporosi.

Come possiamo usarlo: possiamo preparare un decotto dei fusti oppure utilizzarlo in tintura madre, ma sempre sotto controllo medico.

In agricoltura è usato come fungicida e per arginare lo sviluppo di afidi, cocciniglia e ragnetto rosso, costituendo un’alternativa, molto più rispettosa dell’ambiente, ai soliti antiparassitari. Basta preparare un macerato utilizzando l’intera pianta di equiseto.

Ecco passo per passo come preparare in casa questo fantastico rimedio naturale che, non solo proteggerà le vostre piante da eventuali parassiti, ma le aiuterà a rinvigorire le porzioni verdi:

raccogliete l’intera pianta, senza sradicare il rizoma sotterraneo, altrimenti quando avremo bisogno di un’altra piantina, non troveremo altro che le tracce del nostro traumatico passaggio; lasciatela seccare all’ombra. Dopo l’essicazione le piante possono anche essere conservate in sacchetti areati, oppure si procede con la preparazione del macerato, che verrà mantenuto in una tanica da 40 litri ed utilizzato l’intero anno, salvo che nel periodo invernale. In primavera-estate serve per prevenire l’attacco dei parassiti, ma prima di nebulizzarlo sulle foglie, va diluito maggiormente con dell’acqua.

La ricetta prevede: 1kg di equiseto fresco, preferendo le piante giovani ed i germogli. Immergere le piante secche, intere o spezzettate, in un recipiente con 10 litri di acqua e coprire con un coperchio. Mescolate di tanto in tanto, dopo 7 giorni (meno se il periodo è caratterizzato da elevate temperature) sarà avvenuta la macerazione e l’inizio della fermentazione. A vista le foglie risultano sciolte ed il colore dovrebbe essere ancora verde.

Si filtra, si diluisce con altra acqua in proporzione pari a 1 litro di macerato ogni 40 litri di acqua e si dinamizza, ovvero, si gira per una decina di minuti circa. Successivamente è pronto per innaffiare i piedi delle vostre piante o, diluendolo ulteriormente, per essere nebulizzato sulle parti verdi.

L’equiseto, una pianta alla quale non avreste dato due soldi, della quale molto probabilmente ne ignoravate l’esistenza eppure, anche in questo caso, un’erbaccia di inestimabile valore, che ci ha visti comparire e crescere su questo pianeta e che zitta zitta se ne sta lì, sulle sponde umide di rivoli ed acquitrini.

L’equiseto una piantina dal cuore nobile.

Ippolita Sanso

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