Cercis siliquastrum anche noto come “albero di Giuda” è tutt’altro che un traditore, infatti proprio in questo periodo puntualmente ci regala i suoi magnifici fiori rosa e ravviva la maggior parte dei viali cittadini dando un tocco di colore unico.

Originario dell’Europa meridionale e del Mediterraneo orientale, ha ormai una larga distribuzione nei paesi mediterranei, dai Balcani alla Spagna. Si tratta di un piccolo albero che al massimo può raggiungere 10 metri di altezza, con un tronco leggermente tortuoso, rami irregolari e rossastri che offrono appiglio a foglie tipicamente cuoriformi e di un bel verde scuro…ma, sorpresa, le foglie spuntano solo dopo i meravigliosi fiori rosa-porporino che partono direttamente dai rami o dal tronco. Questo fenomeno è noto come “caulifloria” e ci regala delle nuvole rosa proprio da marzo a maggio. In realtà l’albero di Giuda non è altro che una leguminosa, se osservate da vicino i fiori infatti noterete la somiglianza con i fiori di pisello e fra qualche mese potrete inoltre osservare dei legumi lineari, piatti e deiscenti (cioè che a maturità si aprono spontaneamente per liberare e diffondere i semi) di un colore dapprima rossastro e via via sempre più bruno che resteranno attaccati alla pianta fino all’inverno.

Può raggiungere ben 100 anni di età e ben si adatta a terreni rocciosi, ma teme le basse temperature. Consiglio a tutti di ospitarne uno nel proprio giardino, non solo perché bello ma anche perché i fiori sono ottimi in cucina, nelle insalate per esempio.

Nonostante la sua bellezza deve il suo triste nome alla credenza che l’apostolo Giuda vi si sia impiccato, provocando così la contorsione dei tronchi mentre i fiori rappresenterebbero le lacrime del Cristo e il colore rossastro la vergogna per la perfidia di Giuda. Probabilmente questa fama è legata ad un equivoco, infatti il nome deriverebbe da “albero della Giudea” proprio perché nell’attuale territorio dello stato di Israele è molto comune. Altri alberi condividono l’infausta nominata, come la rosa canina le cui bacche sono dette in Germania “bacche di Giuda”, o anche il fico selvatico che sarebbe il discendente dell’albero cui s’impiccò l’apostolo e che quindi da quel momento non produsse più frutti maturi, o ancora il carrubo selvatico detto dai siciliani “arvulu di Giuda” e così anche una specie di fico indiano, il pioppo tremolo, la vruca, lo Spino di Giuda e chi più ne ha più ne metta.

Al di là di come siano andati i fatti resta la semplice bellezza di un albero che gravato del peso del tradimento continua comunque a offrire chiome colorate ai nostri occhi spesso velati dalla frettolosa quotidianità e richiama invece i nostri cuori all’armonia con il resto della natura… Giuda rappresenta in fondo la nostra umanità, si può sbagliare, egli stesso ha già pagato con la propria vita e allora perché continuare ad infierire?

Ippolita Sanso

 

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