L’Arciragazzi di Roma a Terni (Umbria) per il festival dei giovani, 6-8 Maggio 2011.
Cosa c’è da dire riguardante l’esperienza a Terni? L’unica cosa certa rappresenta l’intenzione di suscitare, con l’utilizzo delle sole parole, asserzioni del tipo: “Scomodità”.
Sì! È questa la parola giusta. Di aspetti negativi c’è ne sono stati tanti; talvolta, così esuberanti da reclamizzare la collera crescente dei ragazzi riuniti al “Festival dei Giovani”, nella città di Terni. Ragazzi concitanti nel disgusto di due nottatacce passate a dormire all’interno di una disadorna palestra, sussurrando a se stessi nel cuore pulsante della notte frasi del tipo “Basta! Non c’e la faccio più”.
L’atmosfera era densa di un significato allusivo, manifestato nel più sfegatato ribrezzo di appisolarsi dentro scomodi sacchi a pelo, sopra di una superficie, insistentemente dura.
Ebbene, sia chiaro, non si può parlare solo di questo. Certamente no, bisogna espandere la realtà, palesare i fatti, distorcere la finzione.
Il Centro Arti Opificio Siri “CAOS”, riserva ancora molte sorprese, ad esempio: il presupposto di accingersi alla gestione e allestimento di svariati workshop, inutilmente funzionanti sotto il punto di vista di compravendita. Gli acquirenti si potevano contare come gli aghi nascosti sotto un cumulo di fieno.
Per non parlare della smania esuberante dei presenti, appartenenti ai diversi gruppi degli Arciragazzi. Sorriso falsamente stampati sul volto dei ragazzi, a detta di espressioni fuori luogo, in un posto non del tutto compreso dalla stragrande maggioranza dei partecipanti.
In poche parole, un raduno prevalentemente composto da individui disinteressati all’evento, apatici all’iniziativa. Più semplicemente, una buona scusante per perdere qualche giorno noioso di scuola.
Un sole accecante, un caldo soffocante e un’insoddisfazione allo stato primordiale. Queste le parole che desunta il convegno degli Arciragazzi che si è tenuto a Terni. Tuttavia, non facciamo di tutta l’erba un fascio perché, tralasciando non pochi isolati apprezzamenti, qualche spettacolo che ha scosso l’ interesse della “mandria esasperata dei presenti” c’è stato. Ad esempio, il gruppo musicale “Osteria Popolare Belga”, è un’incalzante dimostrazione della disapprovazione nei riguardi di alcuni -lerci- individui residenti a Terni. Un modo, attraverso la musicalità, di far fronte ai disagi e allo spergiuro che oggigiorno la collettività ci impone; società corrotta e marcia a tal punto da raggiungere la vetta innevata del più alto rilievo. Esempio perfettamente inequivocabile.
Infine, un altro palese motivo per ricredersi sul Festival e dargli qualche punto in più si può ritrovare nello spettacolo teatrale intitolato “150 Anni d’Italia”. Un caratteristico esempio della bravura degli attori nel comprendere maggiormente cosa significa essere Italiano.
Si può parlare di razzismo, antisemitismo e chi più ne ha più ne metta (tanto si sa che l’Italia ha già toccato il fondo) e contribuire a farlo cadere ulteriormente è come mettere un sasso a mollo sull’acqua.
Insomma, il Festival dei Giovani, invece di contribuire a mettere un sorriso sul volto, ha scosso l’entusiasmo dell’avventura, trasformandola in un’odissea tediosa. La città di Terni si è ritrovata protagonista di un effimero convegno Arciragazziniano, esploso in una baldanzosa risonanza di cori tetri e alquanto noiosi.
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