La gran trepidazione che si è susseguita in queste giornate finalmente è giunta alla fine. Il giorno più importante dell’anno 2011 ha potuto lodare la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, un uomo divenuto Papa.

La miriade di gente che si è ritrovata in Piazza San Pietro ammonta ad una cifra corrispondente a ben oltre un milione di visitatori tra italiani e stranieri, provenienti da tutte le parti del mondo. Carichi di buona volontà e forte dedizione, questi ultimi, hanno intrapreso un viaggio lungo e spossante per arrivare alla meta predisposta ed acclamare a gran voce, l’ assonanza del coro festoso: “Beato, Papa Karol Wojtyla!”

Bandiere (rappresentanti le effigi) e colori di Stati di tutto il mondo scuotevano l’aria, trasmettendo un significato superiore alla religiosità dell’evento, addentrandosi in una sensazione quasi onirica, come la realizzazione di un sogno da tempo ricercato.

Considerato da miliardi di persone di tutto il mondo, un uomo caritatevole e giusto, sempre disponibile all’ascolto del prossimo, comprensivo nell’aiutare i più deboli e capace di saper perdonare prima ancora di giudicare. Il profondo segno che ha lasciato nel cuore delle persone è rimasto scolpito come lavorato sul marmo, e destinato ad accrescersi maggiormente con il passare del tempo.

Un uomo sincero e umile prima ancora che diventasse il Capo della Chiesa, carico di una pesante sofferenza che lo ha accompagnato durante tutto il corso della vita.

La domanda esplicita da porsi è: “Quale sofferenza?”.

La risposta, c’è l’ha fornita lo stesso Giovanni Paolo II, ossia: il grande amore per il Signore che ha perseguitato nel suo cuore con fortissimo entusiasmo, fin dalla gioventù.

Un amore puro e sincero, rivolto principalmente alla figura di Gesù e della Vergine Maria, la stessa che lo ha sottratto dalla morte durante un attentato alla sua vita.

Il Papa degli uomini -con il quale veniva annunciato- è riuscito a realizzare l’ impossibile laddove ogni essere umano si era fermato, riunendo assieme sotto un’unico tetto i maggiori esponenti religiosi di tutto il mondo.

Si è chinato di fronte al muro del pianto in Gerusalemme, spesso e volentieri si è incontrato con il Dalai Lama, ha pregato all’interno di una sinagoga, e quante altre azioni lo hanno reso stimato e degno di nota. E soprattutto, il profondo affetto per i giovani, ai quali si è reso vivo e partecipe,  subentrando nella loro esistenza al punto tale da essere chiamato “Papà”.

Con quali parole si potrebbe descrivere l’operato di Karol Wojtyla?

Spesso la sola ed unica risposta si può ricavare dal silenzio poiché un attaccamento all’amore così ardente, come quello di Giovanni Paolo II, non troverebbe le parole con cui essere espresso.

“L’amore non è una cosa che si può insegnare, ma è la cosa più importante da imparare” Papa Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla.

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