In un mondo come quello odierno, immerso nella tecnologia, nei giochi interattivi, nei social network, che ci porta in un certo senso ad avere molte più conoscenze, ma senza avere un reale contatto con esse, mi piace pensare che ci sia ancora spazio per i piaceri di una volta, specialmente quando si tratta di bambini.
Ecco perché porto alla vostra attenzione questo libro di Silvia Roncaglia. Secondo il mio modesto parere, è in grado di stimolare la voglia di ritrovare la pura e semplice genuinità del gioco, insita nel gioco stesso, attraverso un valore ormai fin troppo sottovalutato: la potenza dell’immaginazione.
L’isola che non c’è narra tre diverse storie, con tre diversi protagonisti, i quali sembrano, però, accomunati da una difficile situazione familiare.
O forse no…
Ed è proprio questo il bello! Perché questi tre personaggi potrebbero benissimo essere tre ragazzini normalissimi, con i normalissimi rapporti difficili di famiglie normalissime.
Il contesto, infatti, non è ben specificato e questo permette al lettore di percepire le storie come più si sente: può avvicinarle alla propria esperienza, e ritrovarsi in quei giovani soggetti… oppure no.
Quel che è certo, è che in ognuna di queste tre storie si percepisce la prepotente esigenza della fuga. La fuga da una quotidianità che ci opprime, ci spaventa, ci consuma. Ed è proprio questo che rappresenta l’isola che non c’è, un rifugio sicuro in cui poter evadere dalla realtà.
Lo trovo davvero adatto ai bambini – e a noi bambini un po’ più cresciuti, come mi piace definire gli adulti – poiché il linguaggio che utilizza la scrittrice è sì ricercato, in quanto ricco di metafore e di sottintesi colorati, ma comunque di facile comprensione. Inoltre le illustrazioni di Cristiana Cerretti hanno quella tipica essenza dei disegni dei bimbi (forme allungate, le teste più grandi del corpo, l’essenzialità dei particolari, ecc.), e questo li spinge inconsciamente a riconoscerle come affini.
Perciò… direi che è proprio giunto il momento di concederci una piccola pausa e, perché no, volare sull’isola che non c’è.

Silvia Sacchetti

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